16 novembre 2016

Africa - Il richiamo della foresta

Mi affaccio alla finestra del quarto piano di questo hotel dove alloggio spesso quando sono in trasferta per lavoro.
Ormai conosco meglio ogni angolo di questa stanza di quanto conosca casa mia.
È mattina e come sempre mi alzo dal letto grazie alla sola spinta che un nuovo giorno mi dà.
Scosto le tende dalla finestra e lancio lo sguardo la fuori, cercando uno stimolo per vestirmi e scendere.
Il viale che passa sotto l’hotel ha l’aspetto di un qualcosa di morto, di inerme.
Le foglie degli alberi ormai giacciono in terra creando un tappeto di marciume color ruggine.
La nebbia, miscelata con lo smog delle mille auto che trasportano anime tristi verso il loro ufficio altrettanto triste, crea una cortina grigia che di certo non invoglia la bocca a generare un sorriso.
Abbasso il capo, indietreggio e mi dirigo in bagno dove uno specchio enorme mi accoglie.
Rivedo me stesso e risento dentro di me le parole che scrissi come chiusura di un viaggio in Mongolia.
Consigliavo di sorridere sempre, soprattutto a me stesso, in quanto per un gesto così semplice, mille ragioni vi saranno di certo e mille altri progetti che il futuro ha in serbo per noi cancelleranno in un attimo quella nebbia, quel color ruggine diventerà nuovamente color smeraldo in un solo istante e la natura tornerà ad essere viva come mai prima d’ora.
Appoggio le mani al lavabo, avvicino il mio viso allo specchio sino ad appoggiare il naso su di esso. Vedo la mia immagine riflessa direttamente dentro alle pupille degli occhi, così vicini e tondi da sembrare il nostro mondo visto dall’alto.
Cerco in essi un qualcosa e lo trovo nell’immaginario di un sogno.
Sorrido ed allontanandomi dallo specchio mi parlo 
“ giusto Gianni, hai ragione. Fra poco si parte sorridi ! “
Sarà passato Natale da poche ore e noi partiremo ancora. 
Una volta ancora, cercando di tramutare un sogno, una lettura, una fotografia in un ricordo che rimarrà sotto la nostra pelle per sempre.
Partiremo il 26 di Dicembre e voleremo a Sud, laggiù dove le foglie non sono color ruggine e dove la natura non dorme.
Raggiungeremo il Sud Africa per poi viaggiare lungo esso sino alla Namibia e poi ancora il Botswana.
Un viaggio che abbiamo in mente da molto tempo, un viaggio per il quale abbiamo atteso che la nebbia riempisse i polmoni e gli occhi di chi si affaccia alla finestra Italiana così da avere, laggiù, l’estate Africana.
Un viaggio che avrei voluto fare in moto, come sempre e solo in moto. Ma per una serie di ragioni mi sono dovuto arrendere e la moto questa volta non verrà, resterà a casa custode della nebbia e del freddo.
Purtroppo in molti luoghi che noi visiteremo, con la moto non puoi andare, non ti fanno accedere. 
Mi sono a lungo domandato se fosse giusto privarci di immagini uniche, emozioni e sensazioni indescrivibili solo a causa della mia cocciutaggine e devozione alla moto.
Mi sono anche confrontato con me stesso, con la voglia che avrei di visitare luoghi dove mai e poi mai la moto potrebbe seguirmi. I deserti di ghiaccio del Polo Nord, il mondo sommerso degli oceani e la loro brulicante vita oppure, oppure più semplicemente i parchi del Sud Africa.
Andremo in fuoristrada, abbandonando momentaneamente le due ruote per far posto alle meno amate quattro. Ma vivremo quell’esperienza cercando di essere parte di quel mondo in tutto e per tutto. Il nostro mezzo sarà dotato di maggiolina, ovvero una tenda posta sul tetto. Avremo serbatoi aggiuntivi di carburante e di acqua. Avremo scorte di cibo per non dover dipendere da altri. Esattamente la stessa configurazione mentale e metodologica di quando ci spostiamo in moto, semplicemente un po’ più comodi….
 Diciamo che per questo sogno, viaggiamo in BUSINESS CLASS…..
Un po’ di amarezza però c’è.
Mi sento un po’ come chi tradisce il proprio credo.
Mi sento come un Vegano che si mangia una bistecca al ristorante Fiorentino.
Nonostante questo però, non vorrei un giorno morire come quel Vegano che non seppe mai quanto era buona la bistecca del ristorante Fiorentino.
Noi partiremo e questo è il perché del mio sorriso stamane davanti allo specchio triste di un hotel triste.
Cercheremo di vivere ogni istante di quel viaggio che da tempo immaginiamo rendendolo il pensiero bello a cui penso un istante prima di lasciare che i miei occhi si chiudano alla sera.
Cercheremo di viverlo e per quanto possibile farlo vivere a chi seguirà questo blog.
Cercheremo di raccontarlo, ma con discrezione, con estrema delicatezza, come fosse una cosa fragile, un qualcosa di prezioso.
Ed è proprio così infatti, mai come oggi il nostro mondo lo è stato. E mai come oggi il nostro mondo avrebbe bisogno di amici.
Vivremo quel periodo in punta di piedi senza correre, sussurrando senza urlare, osservando senza carpire. Faremo di tutto affinché quel luogo e chi lo abita non si accorga di noi e soprattutto non debba mai ricordarsi del nostro passaggio.
Noi saremo là, inseguendo il richiamo della foresta, noi tre… Gisella, io e la nostra nuova amica Jumba.