4 gennaio 2017

La Iena e la Gazzella

Dunque......dopo tutti questi chilometri e le migliaia di immagini indelebilmente impresse nella mia mente, fatico un po' a tornare sui miei passi e ricordare dove mi fossi fermato a raccontare.
Come sempre faccio, non rileggo mai ciò che scrivo, proprio perché non voglio sia un racconto studiato bensì solo una semplice trasposizione di emozione da un livello mentale ad un foglio, sebbene questo non sia più di carta ormai.
Ah si ecco, ci siamo lasciati di fronte ad una pozza dove la vita rinasce anche in luoghi remoti ed aridi.
Ed è da lì che ripartiamo, macinando chilometri come se fossero respiri, risaliamo la skeleton coast, ovvero la costa della Namibia posta ad ovest sull'atlantico e su quello che solo un mare così vivo può regalare o talvolta togliere.
La skeleton coast è famosa a causa delle forze delle sue onde che impattano su una costa inviolata dall'uomo e resa unica dal fatto di essere la fine di una immensa distesa di sabbia e dune che nasce ad est e, sinuosamente, si inabissa.
I mari di quella zona sono da sempre un'area prediletta per le creature che vivono il mondo di sotto, ovvero i pesci.
Inevitabilmente questo aspetto attira tutti coloro che degli abitanti del mondo di sotto vanno a caccia.
In primis i pescatori, i quali nel corso dei secoli hanno solcato questi mari, queste onde e su queste secche di sabbia, talvolta, si sono arenati trovando la morte.
Ma non vi è solo l'uomo a vivere di ciò che il mare offre ed oggi noi siamo qui per loro.
Nella zona di Cape Cross, vive la colonia più grande di otarie del capo.
Una famigliola di circa centomila, puzzolenti, stridenti e assonnate foche
Il periodo delle nascite avviene all'incirca fra novembre e dicembre e Gisella ed io ci troviamo catapultati in un mondo fatto di migliaia di piccole foche nere, con le loro mamme e a troneggiare su qualche scoglio i maschi dominanti.
L'olezzo è talmente forte che a stento tratteniamo i conati di vomito, ma questo non ci fa desistere e scendiamo verso il mare facendoci spazio fra queste creature atipiche per noi bipedi.
Sono sgraziate e talvolta ridicole mentre saltellano un po' strisciando con le loro zampette storte.
Diventano delle signore della danza, rapide come saette quando raggiungono l'acqua.
Stiamo insieme a loro per ore, solo noi e le otarie del capo.
Sino a quando il tempo non ci chiama e ci sussurra che dobbiamo ripartire.
Risaliamo verso nord ma spostandoci verso est, lasciando il mare e spostandoci verso il centro, caldo e affollato di altre creature per noi mitiche e misteriose.
Viaggiamo per circa seicento chilometri nel silenzio frastornante del vento di terre desertiche, percorrendo infiniti rettilenei di piste sterrate che tagliano in due distese di sabbia come un fendente lascia il segno su una tela ancora da dipingere.
Arriviamo verso sera, e qui sera significa le diciotto, presso un parco che ha come caratteristica principale quella di accogliere molti ghepardi.
Tre di loro però, sia da quando avevano una settimana, vivono come fossero gattini domestici con il loro padroni e nel contempo salvatori.
Questa coppia infatti, anni fa decise di abbandonare la vita che noi definiamo normale, per dedicarsi alla salvaguardia di questi felini.
I tre......gattini, sono lì ad aspettarci, ed il suo padrone, dopo avermi fatto togliere gli occhiali da sole in quanto potrebbero riflettere il viso del felino e far nascere in lui desideri intrinsecamente celati sotto i denti accuminati, ci invita ad accarezzarli.
Gisella, d'impeto e grazie anche alla sua proverbiale passione per i gatti, si getta su questi giganteschi mangiatori di carne e li tratta come fossero gli aristogatti, Minù e compagnia.
Io, con il cuore in gola, vengo sollecitato da Gisella ad inchinarmi e lasciarmi andare alle coccole per i gracili e affettuosi ghepardi.
La natura gli ha resi famelici ed assassini, la natura ha dato loro la capacità di uccidere senza rimorsi di coscienza. Che si tratti di antilopi, facoceri, gazzelle o uomini, loro uccidono e lo fanno per natura, non per cattiveria, quindi non li critico, anzi.
Ma da lì a sentirmi a mio agio con la lingua rasposa del ghepardo che leccandomi la mano assapora già una cenetta tipica italiana.....beh ecco questo gesto proprio sereno non mi faceva stare.
La sua lingua, il suo fiato, le sue unghie erano ad una spanna dal mio viso.
E credo, sebbene un ghepardo non sappia leggere, abbia visto nei miei occhi la scritta.....PAURA !!!
Lasciamo i gattini e ci dirigiamo poco lontano dove passeremo la notte. 
Un nuovo giorno ci aspetta e dovremo attraversare un'area densa di animali la quale oggi è parco ed il suo nome è Etosha.
Il mattino da queste parti ha il fiato corto, ovvero alle ore sei siamo già in movimento ma d'altronde è anche vero che alla sera alle ore venti siamo già rinchiusi della tenda posta sul tetto del fuoristrada.
Entriamo nel parco e a poco a poco iniziamo a scorgere mille creature.
Le solite antilopi saltanti, le quali pascolano libere con il musetto chino a cercare quel poco di erba che la natura di questi luoghi regala ma con le orecchie tese ad ascoltare rumori per carpire, un millesimo prima di perire, l'arrivo di un predatore.
Da lì a poco due Iene maculate escono allo scoperto davanti al fuoristrada.
Hanno il viso crudele e la bocca sa di sangue e di carogna.
Fanno paura, sia per il fisico tozzo e muscoloso sia perché la loro mascella è fra le più forti in natura.
Il giorno trascorre fra chilometri di piste immerse in un mondo di creature fantastiche e le creature stesse.
Giraffe, scimmie, facoceri, zebre, ancora gazzelle e antilopi, rinoceronti ed ancora mille altre emozioni ci portano ad est, sino a dove siamo ora ovvero appena fuori dal parco.
La notte scende presto e con essa salgono vivi e forti i rumori della natura.
Questo post lo stavo scrivendo seduto fuori dal fuoristrada ma ad un tratto, mille rumori di animali, seguiti da qualche ruggito mi hanno fatto propendere per una posizione meno comoda ma, spero, più sicura.
Siamo entrati nella tenda e mentre Gisella rilassa le membra distesa sul suo sacco a pelo, io scrivo cercando di raccontare le esperienze di un giorno intenso.
Intenso come quello della gazzella che stasera cercherà  rifugio saltando la strada e rifugiandosi dentro i cespugli di erba spinosa che qui crescono in gran quantità.
Intenso come quello della Iena che, proprio a quest'ora come tutti i predatori, avrà iniziato la sua disperata ricerca di un pasto.
Tutti fanno qualcosa per vivere e per sopravvivere.
Chi cerca disperatamente di non essere ucciso e chi cerca invece disperatamente di uccidere.
Tutti, davvero tutti, vivranno una notte indimenticabile e, solo qualcuno, domani mattina potrà raccontarla.
Sono giunto alle ultime righe del post di oggi, vorrei andare oltre, potere e saprei andare oltre per ore ma credo sia meglio spegnere la luce la quale attira attenzioni dall'esterno.
Cerco nel mio sacco a pelo il rifugio per la notte così come la gazzella nel cespuglio.
Chiudo gli occhi e lascerò che la notte viaggi veloce trasportando i miei sogni al mattino.
Domani sarà ancora avventura, sarà vita.
O per la gazzella o forse per la Iena......speriamo anche per noi.

Notte mondo.
















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